venerdì 30 agosto 2013

C come Cultura

Chi amministrerà in futuro la nostra città, dovrà pensare alla cultura, intesa non solo come produzione artistica, letteraria o istruzione, ma quale forma particolare in cui si manifesta la vita materiale, sociale e spirituale della nostra gente. Per promuovere la nostra immagine, i nostri prodotti, per la realizzazione di una città a vocazione turistica.
Questo in sintesi estrema il succo del dibattito, svoltosi, sul sito del gruppo face Associazione Dialogo Civile. Dibattito svoltosi nell’ottica complessiva di un progetto "realizzare una città vivibile e risolvere l'esigenza occupazionale dei nostri ragazzi".

L’idea è quella di una società che trova nelle proprie risorse naturali e nella vocazione territoriale gli  elementi di forza per rilanciare Cultura e Occupazione giovanile. In primo luogo allora sarà necessario definire il ruolo strategico degli enti di Governo del territorio, atteso che non si registra nella nostra definizione economico sociale un tessuto produttivo e di ricerca tecnologica tale da individuare percorsi da sviluppare in autonomia di iniziativa. Il turismo è un fenomeno che poggia il suo successo su innumerevoli "gambe" tutte interconnesse tra loro e che devono essere sostenute in una logica complessiva di rete. Ciò significa che ogni intervento, pubblico o privato che sia, non può esimersi dall'essere coerente con una precisa strategia. La promozione, l'accoglienza, l'estensione territoriale , i servizi al turista, la circolazione e la facile fruizione delle informazioni (sopratutto su internet): punti d'interesse, iniziative, eventi, pacchetti di offerte comprensive di viaggio, la disposizione geografica e la facilità di accesso, le strutture ricettive, la valorizzazione delle peculiarità enogastronomiche, artigianali, artistiche ed archeologiche sono solo alcune delle variabili da tenere presenti. Il turismo può e deve essere il nostro "petrolio" ma il suo sviluppo deve essere frutto di una maggiore presa di coscienza da parte di tutti gli attori presenti sul territorio che devono iniziare a ragionare con una logica collaborativa ed integrata per poter competere su un mercato sempre più globale.

Ma, in un territorio a vocazione turistica la formazione per i futuri professionisti della ricettività è il punto cruciale di partenza: dall'alta formazione di manager, dirigenti, imprenditori che si occupino di ideare, riqualificare, rendere fruibili e soprattutto collegare mare, monti, artigianato locale e cucina tipica, per rendere appetibile la città (non intesa solo come centro storico) per l’intero arco dell'anno. Percorsi di formazione, quindi, che siano diretti anche agli operatori, cosiddetti di front office, camerieri, barman, hostess, artigiani, ecc. in modo serio e innovativo, investire su stage all'estero, finanziare e sostenere le idee, incoraggiare la progettualità. In questa attività, andrebbe sicuramente coinvolta l’Università Mediterranea.
Ecco che, a tutti noi di Dialogo Civile, sembra utile puntare sulle risorse di cui disponiamo a costo zero: mare (bellezza paesaggistica compresa) e cultura (bronzi, storia magno greca e tradizioni, comprese quelle culinarie). Il tutto per incentivare e sviluppare il turismo. Turismo come fine ultimo al quale tutta la gestione cittadina (esempio, il problema idrico va risolto perché senza acqua la città non può considerarsi città vivibile, ma anche perché senza acqua come ci presentiamo al turista) va indirizzata. Allora l’obiettivo è quello di realizzare, nell’arco massimo di due amministrature, una città vivibile, con servizi funzionanti, per renderla meta di turismo culturale.




domenica 25 agosto 2013

B come Bergamotto

Il bergamotto, che fino agli anni 70 ha rappresentato per la nostra economia locale un risorsa inestimabile, tanto da essere definito l’oro verde, ha vissuto, nella passata stagione, una esperienza di “commercializzazione” tutta nuova. Grazie, anche, agli sforzi del Consorzio, del presidente Pizzi e del direttore Crispo, si è promosso, tramite riviste e programmi televisivi di settore, il consumo del prodotto fresco, in forma di premuta, dato che recenti studi hanno provato che il bergamotto ha incredibili potenzialità benefiche contro il colesterolo, un nemico ostinato e difficile da sconfiggere.

La stagione dell’utilizzo in profumeria è purtroppo scemata, per lasciare il posto ad un impiego, nel settore, esclusivamente di nicchia. La speculazione dei produttori di essenza sintetica e la poca lungimiranza della legislazione europea sulla libera concorrenza (che ha ridotto notevolmente le funzioni del Consorzio, di fatto generando un oligopolio – ma il discorso sarebbe lungo, anche se è auspicabile si cominci ad affrontare in ogni sede e non solo per il bergamotto) hanno stroncato la potenza economica di questo prodotto. Allora ben venga l’uso del prodotto fresco, che potrebbe crescere esponenzialmente, favorendo la ripresa economica di una intera città (quanti di noi hanno potuto mantenere gli studi grazie al reddito garantito dalla raccolta del bergamotto!).

Il bergamotto allora deve tornare ad essere sia il simbolo, sia il prodotto della nostra città. Perché no, l’arredo verde della città deve essere prevalentemente impiantato a begamotto, andranno preservate le zone residue di coltivazione. Ma soprattutto andrà incentivata la somministrazione, nei bar e ristoranti, la, salutare, somministrazione delle relative premute.

Ma, soprattutto, andrà realizzato il progetto, già approvato e finanziato con i fondi del Decreto Reggio, della Scuola Internazionale di Profumeria. Certo bisognerà tenere conto che oggi quel progetto è obsoleto, ma bisogna comunque puntarci, magari riconvertendolo dall’originale Scuola ad un percorso didattico e museale, nel quale a partire dalle piante si arrivi al prodotto finale, con i diversi metodi storici e con le ultime innovazioni, percorso che potrebbe essere utilizzato, nei mesi invernali, dalle scolaresche, per far riscoprire ai nostri figli una parte della nostra identità culturale, e dalle poche industrie rimaste, quale visita guidata per i loro clienti. Nella bella stagione, invece, il sito dovrebbe costituire, assieme ad altre risorse quali i Bronzi e la cultura magno-greca, oltre che al mare, attrattiva per il turismo.

Questa è una idea. E’ l’idea di noi di Dialogo Civile, criticabile, modificabile, perfettibile. Ma una cosa è certa, vogliamo che la nostra città, punti ancora su questa risorsa.

sabato 24 agosto 2013

A come Acqua

Quello dell’acqua, a Reggio, è un problema atavico, mai risolto, ma che attualmente si presenta in tutta la sua drammaticità. Quello dell’acqua a Reggio è un problema di quantità, ma è anche un problema di qualità ed è anche un problema di prezzo. Ecco di questi tre aspetti mi piacerebbe dibattere alla ricerca di soluzioni, da proporre a chi si accinge a governare la nostra città, da ricomprendere in un dossier programmatico, nel quale raccoglieremo tutte le idee sui vari argomenti che affronteremo, da consegnare alle varie coalizioni, che parteciperanno alla competizione elettorale.

Quello della quantità è un problema sotto diversi aspetti. Dall’inizio della primavera e fino ad autunno inoltrato, in alcuni quartieri e/o zone della città manca l’acqua, addirittura, a volte, manca anche in pieno inverno. Eppure Reggio acquista e paga a Sorical quasi tre volte l’acqua che fattura ai cittadini, di conseguenza spende anche per la gestione tre volte in più di quanto fattura. Abbiamo sentito dire che c’è dispersione, ma adesso la rete idrica è stata rifatta con i fondi del Decreto Reggio. Abbiamo sentito dire che c’è furto d’acqua, ma quanti campi dovrebbero esserci in città e nelle frazioni per assorbire tre volte l’acqua che si consuma annualmente nelle famiglie, e poi tutte le volte che si sono messe in campo azioni di contrasto al fenomeno, sono stati scoperti pochi casi di furto d’acqua. La diga del Menta dovrebbe portare in città una enorme quantità di acqua, ma dove finirà? Allora che fare?

Quello della qualità è il secondo degli aspetti che ci affligge in tema di acqua in città. E’ salata, non è potabile. Il dissalatore ha costituito un lieve sollievo al problema, eppure il costo per la gestione è ingente. La soluzione, questa volta vera, dovrebbe consistere nell’acqua del Menta. Il Cipe ha stanziato le risorse per il completamento della diga e della traduzione dell’acqua a Reggio. Ma quando saranno completati i lavori? E soprattutto saranno completati?

Il terzo aspetto riguarda il prezzo. Abbiamo assistito ad una impennata del costo del servizio idrico. Ora a prescindere dalla legittimità della pretesa della copertura, oltre che del costo dell’acqua, del costo della depurazione, in una città nella quale anche i depuratori annaspano e soprattutto sono stati realizzati con fondi regionali e/o statali, si può pensare di far pagare al cittadino tutta l’acqua (ed i relativi costi di gestione) immessa in rete, anche se a lui ne arriva non più del 40%, solo ragioneristicamente parlando, ma chi affronterà politicamente la gestione dell’Ente deve dirci come intende risolvere la questione. Già la questione, che come vediamo sopra è alquanto complessa ed articolata, ma siamo stanchi di attendere.

Ho voluto affrontare sopra alcuni aspetti che ritengo cruciali, ma, ovviamente, non ho la pretesa di essere stato esaustivo e solutore, per cui invito quanti hanno le idee più chiare di me ad intervenire nel dibattito. Raccoglieremo idee e proposte, come detto sopra, da consegnare alla classe dirigente che verrà.


venerdì 23 agosto 2013

Quale Consiglio Comunale per Reggio

Nei giorni scorsi, mi sono trovato a commentare, per un mio cliente, una recente sentenza del Tar Campania, secondo la quale nella ipotesi di violazione del giusto procedimento, per la trasmissione ai Consiglieri comunali dello schema di bilancio di previsione avvenuta su supporto digitale in formato pdf, e carente di alcuni allegati, incompleta ed intempestiva trasmissione di detti atti, che secondo i ricorrenti, avrebbe inficiato l'esercizio dello jus ad officium, il Tar (sentenza 490/2013) non ravvisa una lesione del diritto suddetto.

A prescindere dalle considerazioni di ordine giuridico, in questa sede mi piace affrontare il tema della produttività dei Consigli comunali, spesso “attorcigliati” su rigidi formalismi, ai quali prestano la massima attenzione, soprattutto le opposizioni, senza, sostanzialmente, preoccuparsi del “loro ufficio”, che consiste nel potere di indirizzo e vigilanza, sull’esecutivo e sugli uffici, in nome e per conto della cittadinanza che rappresentano.

Piuttosto che raccogliere le esigenze della cittadinanza e rappresentarle, vigilando affinché i servizi e le attività “coordinate” dall’esecutivo e rese dagli uffici, siano prodotte nel modo più efficiente possibile, con la diligenza del buon padre di famiglia, spesso i Consiglieri si arroccano su posizioni autoreferenziali di “organizzazione e funzionamento del consiglio e delle commissioni”.

Penso allora al nuovo Consiglio che dovrà amministrare la nostra città ed auspico che dalle urne venga fuori una classe dirigente, composta da gente, di qualunque estrazione sociale, che voglia impegnarsi per il bene comune e che ponga al primo posto, dei propri obiettivi, la gestione efficiente, a prescindere da posizioni di maggioranza ovvero di opposizione.


Ma perché tutto questo sia possibile è necessaria una rivoluzione culturale. Il Consigliere deve in primo luogo comprendere il proprio ruolo che è prezioso per la funzionalità vera di un ente. Allora deve preparare e non improvvisare la candidatura, deve studiare, conoscere, informarsi, da subito. Deve conoscere e saper affrontare i problemi della città. Per questo auspico che il dibattito si accenda sui temi della gestione locale, ma che non si continui a focalizzare sul passato, bensì che si dibatta sui problemi, fornendo anche ipotesi di soluzione, da parte di chiunque, da parte di ogni cittadino.

Non importa come ci esprimeremo, purché nel rispetto della persona umana, senza scambiare queste pagine per un campo di battaglia personale e politica, ma importa che ci esprimiamo, che ognuno porti la sua idea ed il suo contributo: da sempre le soluzioni più grandi nascono dalle idee delle persone semplici.





martedì 20 agosto 2013

CUMBATTIMU LA VITA!

Ben ritrovati amici, ho passato qualche giorno di necessario relax a Gambarie ed ora mi appresto alla ripresa del nuovo anno (ho infatti sempre per esigenze professionali inteso l'anno come andante da settembre ad agosto). Ho avuto la fortuna di potermi rilassare, ma, tornando a casa, il pensiero é andato a quanti non hanno questa possibilità, come non la hanno, mai, avuta i miei genitori.
Ed é a loro ed a quanti non vivono sereni per mancanza di lavoro, salute o altro che voglio dedicare questa riflessione di speranza.
I nostri avi, quando si rincontravano alla domanda “come va?”, rispondevano “cumbattimu la vita”.
L'espressione , aveva un profondo significato di lotta, senza rassegnazione, per la vita.
Anche quando usavano l'espressione "calati juncu ca sciumara passa", non intendenvano rinunciare a lottare, bensì prendere atto del momento in cui bisognava attendere. Il tempo della attesa, piegati, ma pronti a scattare non appena la corrente avversa, che può spezzare, fosse finita.
Cumbattimu la vita, con le sue sciumare, con le sue avversità, e vinciamo quanto più possiamo contare sulla solidarietà, sulla condivisione, sulla unione.
In una poesia sul Natale, Nicola Giunta, raccontava dell'invito alla cena di Vigilia, del bambino del vicino, estrema sintesi del senso di solidarietà e di lotta comune che ci scorre nel sangue.
Eppure ai giorni nostri, in questa città, che tanto avrebbe bisogno di lottare, più che il senso della solidarietà, si vive un clima di contrapposizione, di diffamazione, di odio.
Non appartiene alla nostra cultura, alla nostra storia, ai nostri avi. Non ci scorre nel sangue, per questo ci provoca una sensazione di smarrimento e di dissociazione.
Ed allora ripeto l’espressione, quasi un augurio, cumbattimu la vita, tutti assieme, per le nostre famiglie, per la nostra città. Ci accompagni la Madre della Consolazione!

sabato 10 agosto 2013

I comuni calabresi si organizzino per curare le entrate

Alfonso Naso, dalle pagine di Gazzetta del sud, ci ricorda che i comuni calabresi in dissesto, dal 1989 ad oggi, sono stati 189, mentre molti altri hanno fatto ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale sul finire del  2012 e molti altri ancora, aggiungo io, hanno fatto ricorso a detta procedura, nel primo semestre dell’anno in corso.
Situazione drammatica quindi, quella dei comuni calabresi. Situazione che , quasi sempre, scaturisce dalla mancata riscossione dei tributi locali e delle entrate proprie. Voci queste che, in passato, costituivano appena il 30 per cento delle entrate correnti del comune, mentre il restante 70 per cento era costituito dai trasferimenti dello Stato. Oggi questo rapporto è invertito, per cui cresce, fra gli addetti ai lavori, la preoccupazione: se in passato, quando le entrate proprie erano meno di un terzo, rispetto alle necessità, il numero dei comuni dissestati era così elevato, oggi che le entrate proprie sono più di due terzi, rispetto alle necessità, cosa accadrà? Accadrà che i nostri comuni non solo finiranno per ripetere dissesti su dissesti, ma ne pagheranno le conseguenze i cittadini, quelli onesti che hanno sempre pagato il dovuto, che vedranno crescere gli importi spaventosamente, tutti, che non potranno più godere neanche dei servizi minimi.
Cosa fare allora. Occorre che i comuni calabresi rovescino la piramide organizzativa, che vedeva al vertice i lavori pubblici, fonte di spesa visibile, per porre al vertice la gestione delle entrate, magari creando quell’ufficio delle entrate, da sempre auspicato e suggerito dagli esperti, che si preoccupi di accertare e poi curare la riscossione di tributi ed altre entrate (idrico, concessioni edilizie, canoni concessori, ecc.) che consentiranno la sana gestione e la erogazione di servizi degni di un paese civile.

mercoledì 7 agosto 2013

Sblocca pagamenti, burocrazia e ripresa economica


Il decreto sblocca pagamenti, grazie al quale i comuni immetteranno nel circuito di spesa ingenti quantità di danaro, ha come scopo ultimo quello di favorire la ripresa, grazie all’aumento dei consumi che la massa di liquidità, immancabilmente genererà. Fin qui il ragionamento degli economisti. Ma anche l’uomo della strada capisce che quel danaro, che sarà pagato alle imprese, finirà anche nelle tasche dei loro fornitori, compresi i dipendenti, in sofferenza indiretta anche loro. Allora qualcuno che per lungo tempo si era astenuto da una spesa, di investimento o voluttuaria che fosse, potrebbe adesso permettersela.
Sarebbe bello, ad esempio, che i beneficiari finali di questi pagamenti li investissero, magari per ristrutturare casa o ampliarla (grazie al piano casa) o magari potessero pagare la quota per acquistare, finalmente, la casa del patrimonio edilizio, da sempre occupata. Sarebbe bello, ma dubito che potrà accadere, soprattutto nella nostra città.
Infatti, nel nostro comune, due settori strategici, quali urbanistica e patrimonio edilizio, sono oberati di pratiche ed in spaventoso ritardo. Evidentemente trascurati anche dalla Commissione straordinaria.
Allora non vorrei sembrare noioso e ripetitivo, ma ribadisco il concetto che, forse, il primo e più urgente intervento, che la Amministrazione frutto delle prossime elezioni dovrà attuare sarà sulla organizzazione.
Un ente poco organizzato non produce nulla. Bene hanno fatto i Commissari  a ridurre il numero dei dirigenti, molti ricorderanno, soprattutto tra i miei collaboratori del Settore finanze, che era una delle mie idee. Ma la riduzione del numero dei dirigenti deve produrre quale naturale conseguenza la creazione delle posizioni organizzative, anche per sanare una anomalia tutta tipica dei grandi comuni meridionali. Molti dirigenti senza vice, non producono, ma pochi dirigenti senza vice, producono ancor di meno.


lunedì 5 agosto 2013

La collaborazione con l’Agenzia delle entrate una delle soluzioni per abbassare i tributi locali

I comuni che hanno collaborato al contrasto all’evasione fiscale e contributiva, beneficiano di un contributo, che per l’anno 2012 è stato disposto con  d.m. 58677 del 19 luglio 2013. L’acconto disposto con il citato d.m. e' pari al 98,52%, del dovuto. Il pagamento e’ stato effettuato in acconto in quanto in sede di predisposizione delle previsioni di bilancio per l’esercizio finanziario 2013 il Ministero dell’economia e delle finanze ha previsto uno stanziamento sull'apposito capitolo di spesa che e' risultato essere leggermente inferiore a quello necessario all'erogazione per intero del contributo complessivo assegnato agli enti beneficiari. Nel corso dell’esercizio finanziario 2014 il Ministero renderà' disponibili le risorse necessarie all'erogazione del relativo saldo.
Sul sole 24 ore del 30 luglio scorso, in un apposito articolo, si disegna la geografia della collaborazione con la Agenzia delle entrate, al sud, salvo l’eccezione di Reggio Calabria, con 810 segnalazioni nel 2012, le cose non si muovono molto. A Reggio il merito è tutto della Sati, infatti sul finire del 2011 avviammo la collaborazione con l’Agenzia, affidando il compito operativo, fra lo scetticismo e la scarsa collaborazione degli altri settori, alla Sati. Difficoltà enormi, dati ed aiuto offerto solo dalla Reges, eppure si sono raggiungi obiettivi vicini a quelli dei grossi comuni del Nord, come evidenziato dallo stesso articolo del sole 24 ore sopra citato.
Se confrontato con il modello di riferimento dell’Emilia Romagna e comparando i Comuni con un numero di abitanti simile al Comune di Reggio Calabria, il confronto è impressionante: il Comune di Modena (185.694 abitanti) ha eseguito – nel triennio 2009/2011 –255 segnalazioni qualificate; il Comune di Reggio Emilia (172.317 abitanti) ha eseguito – sempre nel triennio – 432 segnalazioni qualificate e il Comune di Ravenna (159.754 abitanti) ha eseguito – sempre nel medesimo periodo – 653 segnalazioni.
Il Comune di Reggio Calabria (186.619 abitanti) ha trasmesso nel solo anno 2012, tramite la S.AT.I., 810 segnalazioni qualificate. Un numero molto più alto dei Comuni emiliano-romagnoli, quali benchmark di riferimento per l’attuazione del protocollo nazionale, che hanno realizzato la loro attività in un triennio.
Inoltre l’insediamento del nuovo comandante della Polizia Municipale consentirà, sicuramente, l’avvio della, indispensabile, collaborazione tra quel settore e la Sati, il che potrebbe far crescere esponenzialmente i risultati.

La collaborazione con l’Agenzia non solo offre disponibilità immediata agli enti locali, in quanto tutto il maggiore accertato per un triennio è riversato a questi ultimi, ma l’incrocio dei dati tra anagrafe comunale, banche dati tributarie comunali e anagrafe tributaria potrà consentire l’allargamento della base imponibile anche per i tributi locali. Recuperando a tassazione vaste aree di basi imponibili ed evitando, come peraltro io stesso allarmavo da queste pagine per la tares, che a pagare i tributi locali siano sempre i soliti noti e non tutti i fruitori dei servizi e consentendo, inoltre, l’abbassamento della pressione tributaria locale sui singoli.
Allora è quanto mai auspicabile che tutti i comuni di Calabria si apprestino nel più breve tempo possibile ad attivare i protocolli di collaborazione sia con l’Agenzia delle Entrate, sia con la Guardia di finanza, il comune di Reggio, dal canto suo, e la Sati, che hanno fatto da apripista, si dovranno impegnare, quanto meno nell’ambito della costituenda area metropolitana, a mettere a disposizione il “prezioso” know-how acquisito



domenica 4 agosto 2013

RITORNARE ALLA PROGETTUALITA’ PER REGGIO

Il dibattito, non ancora serrato, serpeggia al momento tra gli addetti ai lavori. Si punta alla individuazione dei candidati sindaco per la prossima campagna elettorale, che immancabilmente, anche in conseguenza della decisione che il Tar depositerà sul ricorso per lo scioglimento, entro settembre dovrà partire, in un modo o nell’altro.
Ma ancora una volta, della città, del cittadino, dei loro problemi, sembra importare poco a molti. Si continua a puntare, quale tema per la campagna, sulla situazione finanziaria del comune, sulle colpe e sulle responsabilità: esogene alla amministrazione, secondo  gli uni, endogene, secondo gli altri.
Personalmente ritengo invece, che sia giunta l’ora di sapere, dai diversi schieramenti, come, con quali uomini e con quali mezzi, intendono affrontare la sfida per riportare la nostra città, al ruolo che merita.
Ruolo che non è fatto solo di bilancio e di liquidità di cassa, certo detto da me sembra strano. Ma ritengo che il piano di riequilibrio sarà sicuramente approvato e da lì si intraprenderà un percorso di risanamento sicuramente fruttuoso. Ma ritengo assolutamente indispensabile riprendere a parlare di tutto il resto, oltre che del bilancio.
Allora mi vengono in mente alcuni grandi problemi, che, malgrado l’impegno della Terna rimangono irrisolti e che invece meritano soluzione, se veramente vogliamo vivere in una città civile.
Occorre in primo luogo tornare a puntare sulla naturale vocazione turistica della nostra città, a partire da quel connubio inscindibile, mare cultura, che può fare la differenza. Ma per poter, veramente, pensare allo sviluppo turistico, occorre pensare alla riorganizzazione dei servizi essenziali, quali quello idrico (la diga del Menta?), quello dello smaltimento dei rifiuti, in primo luogo. Ma anche la riqualificazione urbanistica della città non può attendere e questa passa anche dalla dismissione o valorizzazione del patrimonio edilizio.
Ecco alcuni temi che mi vengono in mente, rispetto ai quali vorrei sentire quali i programmi dei diversi schieramenti, poi parliamo delle persone che devono portarli avanti. Sembra retorico (in politica) ma, ancora una volta, partire dalle persone piuttosto che dai progetti allontanerà ancor di più la gente dal voto.
Sui potenti  social network, almeno perché consentono a tutti di dire la nostra, anche a quelli che non avrebbero altra possibilità per esprimere le loro idee, allora incominciamo a parlare di progetti di idee, smettendola, almeno quelli che una idea di città futura l’abbiamo, di utilizzarli quale mezzo di sfogo dei nostri insuccessi e/o delle nostre incapacità.