sabato 22 giugno 2013

Chiusura dissesto comuni sempre più lontana senza anticipazione straordinaria

La conversione del decreto 35 non ha previsto, come atteso, la estensione della possibilità di ricorrere alla anticipazione straordinaria di cassa anche per i comuni in dissesto. Questo comporterà due consequenze, peraltro già note agli addetti ai lavori. La prima é che i comuni in dissesto difficilmente riescono a trovare le risorse, in termini di liquidità, per far fronte alla massa passiva, soprattutto da quando non é più possibile contrarre mutui per la spesa corrente e da quando non é più consentito contrarre apposito mutuo, con oneri a carico dello Stato. La seconda conseguenza ha il sapore della incostituzionalità, infatti le imprese che hanno rapporti con i comuni che hanno deliberato i piani di riequilibrio, si vedranno liquidare in tempi brevi i loro crediti, grazie appunto alla anticipazione straordinaria, prevista dal dl 35, che si va a sommare al fondo di rotazione, mentre le imprese creditrici nei confronti degli enti in dissesto incasseranno chissà quando se incasseranno. Ulteriore conseguenza temuta e, spesso, anche sperimentata é che, con la normativa attuale, il comune in dissesto difficilmente riesce a rialzarsi, finendo per ricadere ripetutamente nello stesso. Allora detta normativa é da rivedere urgentemente, come urgentemente é da individuare la fonte di liquidità, per consentire agli enti in dissesto di onorare i loro debiti, per non scaricarli sulla economia locale. Anche perché mentre l'azienda in dissesto, chiude, il comune non può chiudere.

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