USCIRE DALL’EURO?
Non se ne parla più, se non a cura di alcuni economisti esperti, forse non prezzolati dalle multinazionali e dalle banche. Eppure non tutti siamo convinti che non bisogna farlo. La questione è sicuramente politica e non economica. Uscire dall’euro è una scelta forte ed è una scelta politica.
Ma perché rimanere? L’euro nasce come conseguenza successiva alla creazione del mercato europeo, il cui principale assunto è la libera concorrenza. Già la libera concorrenza, quella che ci ha portato un abbassamento del costo del denaro preso in banca, quella che ci ha abbassato i costi delle assicurazioni e dei carburanti. Quella che ci fa pagare in aeroporto una bottiglietta d’acqua da mezzolitro solo 2,9° euro. Fanculo libera concorrenza! L’euro garantisce la stabilità monetaria, quella stabilità che ci fa esportare i nostri prodotti concorrenzialmente, quella che fa crescere la nostra economia e crea occupazione, ma quando mai!
Uscire dall’euro, ci dicono, ci renderebbe tutti più poveri in una notte. Sono gli stessi che ci dicevano che entrare nell’euro ci avrebbe resi più ricchi. Ma chi li paga?
Ma se non si vuole uscire dall’euro, se si vuole continuare a costruire una Europa unita, perché no anche monetaria, allora bisogna rivedere i rapporti di stabilità, bisogna rivedere quella benedetta soglia del 3%. Perché non ci dicono questi super esperti super prezzolati, di quanto aumenterebbe il debito pubblico alzando quella soglia di un punto? Perché non ci dicono in mano a chi è la gran parte del nostro debito pubblico? Non sono forse gli italiani i maggiori investitori nei titoli pubblici? Perché non ci dicono di quanto crescerebbe l’occupazione alzando la soglia di quel fatidico punto?
Ma già se ci dicessero tutte queste cose sarebbe vera democrazia, anche finanziaria. Non ce lo diranno mai, basta pensare al sistema col quale abbiamo votato. Quale democrazia?
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