mercoledì 25 dicembre 2013

PENSARE ALL’EURO IN UN GIORNO DI FESTA!


Oggi  è un giorno di festa e bisognerebbe rilassarsi e non pensare ai problemi, ringrazio il mio amico Franco per queste parole di incoraggiamento, ma non ce la faccio. Non ce la faccio ad essere indifferente al contenuto di  alcune telefonate. Tanti amici mi chiamano per gli auguri, ma, alla mia richiesta di notizie su come vanno le cose, confessano di avere tanti problemi. Chi è disoccupato, chi non prende lo stipendio da 17 mesi, chi ha ritrovato lavoro dopo sei mesi di fermo, durante i quali si è sentito umiliato, perché la propria moglie è dovuta andare “a fare surbizzi” (fare la colf) altrimenti non si mangiava. Penso a loro, ma penso contestualmente a tutti quei “buffoni” che, giustificando tutto con la legge del mercato, concentrano ricchezza scialacquando nel torbido.

Natale è anche festa di solidarietà. Giusto. Ma come fare ad aiutare tutti? Mi sento impotente e questo mi deprime. Ma mi sento anche molto arrabbiato, si molto arrabbiato. Con il sistema, con la politica.

Già la politica. Quella politica nella quale ho sempre creduto, convinto che le soluzioni vanno trovate, nel rispetto della forma democratica, nelle sedi istituzionali. Quella politica, però, che ci ha convinti che sia giusto entrare e rimanere nell’Euro, sistema politico ed economico che promette la ripresa, ma convincendoci dell’obiettivo della stabilità, provoca recessione e disoccupazione. Quella politica che continua a ripeterci che se uscissimo dall’Euro, finiremmo in bancarotta, dato il nostro principale fattore di debolezza: il livello del debito pubblico.

Ma, personalmente, ho sempre creduto in una Europa che costituiva una opportunità di sviluppo e non l’obbligo risanatore dell’austerità che produce, come detto sopra, recessione e disoccupazione.

Ormai che il meccanismo non funziona, lo dicono anche gli economisti, quegli economisti troppo frettolosamente innamoratisi dell’idea, forse perché dalla parte dei sistemi forti: bancario, assicurativo, ecc.

Possibile che non lo capisca solo la politica? Quella politica nella quale ho sempre creduto, convinto che le soluzioni vanno trovate, nel rispetto della forma democratica, nelle sedi istituzionali.

 

 

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