giovedì 27 giugno 2013

MULTISERVIZI

Il governo Monti ha varato una norma, quella sulla dismissione delle partecipazioni, da parte degli enti locali, che tiene conto solo e soltanto delle esigenze di bilancio. E’ una norma che non si occupa o preoccupa minimamente della salvaguardia occupazione e dei bisogni di tanti padri di famiglia, come quelli che dipendono dalla Multiservizi o dalle altre partecipate del nostro comune. Purtroppo senza una abrogazione di quella norma, oppure una rivisitazione della stessa, non vi è soluzione a questo dramma.
Ora, premesso che le responsabilità, i fallimenti, le infiltrazioni, presunte o vere che siano, non vanno pagate dai lavoratori, la politica ha assolutamente il dovere di formulare proposte concrete per la soluzione del problema.
Ora, premesso che i lavoratori di Multiservizi, che ho avuto l’onore di conoscere nel mio breve periodo di servizio al comune, sono tutti veri professionisti nel loro campo di attività, che si sono sempre prodigati per soddisfare ogni esigenza della Amministrazione e della Città, la politica deve proporre la modifica di quella norma.
Basterebbe semplicemente che l’obbligo di dismissione delle partecipazioni venisse sostituito con la facoltà, eventualmente, di trasformare al dismissione delle partecipazioni in trasformazione in società in house.
Molti mi diranno che tutto ciò è impossibile, ma da subito ribadisco che nulla è impossibile a chi Governa, che il potere/dovere di individuare le soluzioni e trasformarle in norme di legge.
Quella norma del Governo Monti è un clamoroso errore, allora se ne prenda atto, senza alcun rinvio e si abroghi o si sostituisca con altra, che consenta la conservazione di ciò che di buono si è realizzato in questi anni negli enti. Ora non tutte le società sono da buttare, non tutti i lavoratori sono inetti. Quindi attendiamo la soluzione, pensando ai lavoratori della Multiservizi e delle altre partecipate, ai quali confermiamo la stima e l’affetto di sempre.


sabato 22 giugno 2013

Chiusura dissesto comuni sempre più lontana senza anticipazione straordinaria

La conversione del decreto 35 non ha previsto, come atteso, la estensione della possibilità di ricorrere alla anticipazione straordinaria di cassa anche per i comuni in dissesto. Questo comporterà due consequenze, peraltro già note agli addetti ai lavori. La prima é che i comuni in dissesto difficilmente riescono a trovare le risorse, in termini di liquidità, per far fronte alla massa passiva, soprattutto da quando non é più possibile contrarre mutui per la spesa corrente e da quando non é più consentito contrarre apposito mutuo, con oneri a carico dello Stato. La seconda conseguenza ha il sapore della incostituzionalità, infatti le imprese che hanno rapporti con i comuni che hanno deliberato i piani di riequilibrio, si vedranno liquidare in tempi brevi i loro crediti, grazie appunto alla anticipazione straordinaria, prevista dal dl 35, che si va a sommare al fondo di rotazione, mentre le imprese creditrici nei confronti degli enti in dissesto incasseranno chissà quando se incasseranno. Ulteriore conseguenza temuta e, spesso, anche sperimentata é che, con la normativa attuale, il comune in dissesto difficilmente riesce a rialzarsi, finendo per ricadere ripetutamente nello stesso. Allora detta normativa é da rivedere urgentemente, come urgentemente é da individuare la fonte di liquidità, per consentire agli enti in dissesto di onorare i loro debiti, per non scaricarli sulla economia locale. Anche perché mentre l'azienda in dissesto, chiude, il comune non può chiudere.

venerdì 21 giugno 2013

Rinvio bilancio 2013 ed armonizzazione

Stranamente, noi operatori degli enti locali siamo tutti convinti della utilità della armonizzazione dei bilanci. Così come siamo convinti dei vantaggi, in termini di stabilità finanziaria degli enti, che la stessa produrrà. Siamo però preoccupati dell'impatto, soprattutto in termini organizzativi e di cambiamento culturale, che la stessa produrrà sulla struttura. Per questo ci stiamo preoccupando di organizzare l'indispensabile fase transitoria.

Ma siamo costretti a farlo nella totale incertezza. Infatti lo spostamento del termine del bilancio di previsione 2013 non ci serve. Non serve a noi. Serve a quanti avrebbero dovuto quantificare il fondo di solidarietà e comunicarcelo con apposito dpcm entro il 30 aprile scorso, ma non l'hanno ancora fatto.

Sarebbe allora auspicabile che il Governo si impegnasse a dare certezze agli enti locali, se vuole che si prosegua sulla via della stabilizzazione finanziaria dei bilanci degli stessi.