In Calabria (ma ho sentito dire che questo accade anche in altre regioni) nel corso di quest’anno, utilizzando molto la interpretazione che quello di tesoreria sia un appalto di servizi, piuttosto che la concessione di un pubblico servizio, le banche stanno facendo andare deserte le relative gare. Pretendendo poi, per la continuazione del servizio, la cui interruzione causerebbe serie difficoltà agli enti, l’affidamento diretto e l’aumento esponenziale del relativo corrispettivo. Spesso con il silenzio degli enti.
A prescindere dal sospetto che questa attività rasenti gli estremi di una estorsione (ma di questo aspetto speriamo se ne occupi, risolvendo ogni dubbio, presto il giudice penale), sarebbe auspicabile, da un lato, che gli enti informino di questi problemi le Prefetture, d’altro lato, che gli UTG convochino dei tavoli tecnici, magari coinvolgendo anche Poste spa (in quanto società concessionaria pubblica), affrontando la problematica.
Il legislatore dovrebbe poi rivedere complessivamente la questione della gestione della Tesoreria degli enti, definendo in via interpretativa che rientra fra i pubblici servizi e, magari, riservandola a Banca di Italia o alle Poste spa, fissandone al contempo i relativi canoni.
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