domenica 22 settembre 2013

PROSSIMA COMPETIZIONE ELETTORALE A SORPRESA

Perché dovrei votare? Questa è la domanda che il cittadino si pone ad ogni tornata elettorale, sempre più, senza sapersi rispondere e di conseguenza non va a votare. Disassuefazione alla politica, meglio direi disassuefazione ai partiti, meglio ancora per usare un termine di “mercato” direi mancanza di offerta. Si i partiti, cioè i fornitori della politica, non sono in grado di offrire il “prodotto” politica che il mercato vorrebbe.
Vivibilità delle nostre città, sempre più scadente, disoccupazione in crescita, sistema previdenziale scassato e sistema sanitario miracolistico, questi i problemi evidenti ed assillanti. Il mercato, di conseguenza, vorrebbe una politica attenta ai bisogni della gente, in termini di servizi che la pubblica amministrazione eroga, più quantità e più qualità, ma anche in termini di risposta ai bisogni occupazionali, previdenziali, sanitari.
Ma i fornitori, i partiti, cosa offrono? Continue dispute sulla conservazione del potere, di uno solo, in un caso, di una miriade di minuscole correnti, nell’altro. Anche se nel mercato della politica si è presentato un nuovo fornitore, che con tanto di megafono ha riempito le piazze illustrando la bontà e la qualità del suo prodotto. Prodotto che in tanti hanno comprato, sulla fiducia o perché stanchi dei prodotti altrui di bassa lega, ma non è stato mai consegnato: la promessa non è diventata un prodotto.
Stiano allora attenti gli attuali fornitori, il mercato è permeabile. Il mercato è in attesa di un nuovo prodotto, che se anche non dovesse smacchiare tutti i problemi, almeno ne leva via qualcuno. Allora è un mercato che si apre con facilità ad ogni nuovo fornitore che illustri il proprio prodotto con un minimo di credibilità, meglio ancora se, sia pure in piccolo, ha già dato prova di saper produrre.
L’era industriale è finita da un pezzo, allora si produceva la qualunque e la qualunque il mercato assorbiva. Oggi il mercato è attento, edonista, e l’industriale del voto, chiuso nel proprio regno e circondato da falsi profeti, corre il serio rischio di fallire. Ma allora i giganti della produzione politica sono spacciati? Si, nel giro di qualche anno, se non raccolgono la sfida del mercato, innovando ed offrendo prodotti più credibili e più graditi al mercato.
Ma nel frattempo l’imprenditore di provincia, abile ed accorto osservatore del mercato, potrebbe conquistare la propria nicchia, di mercato ovviamente, perché i voti, sempre di più, sono nella bocca di molti e nelle urne di pochi. Attenzione alle soprese!
Enzo Cuzzola


  



venerdì 30 agosto 2013

C come Cultura

Chi amministrerà in futuro la nostra città, dovrà pensare alla cultura, intesa non solo come produzione artistica, letteraria o istruzione, ma quale forma particolare in cui si manifesta la vita materiale, sociale e spirituale della nostra gente. Per promuovere la nostra immagine, i nostri prodotti, per la realizzazione di una città a vocazione turistica.
Questo in sintesi estrema il succo del dibattito, svoltosi, sul sito del gruppo face Associazione Dialogo Civile. Dibattito svoltosi nell’ottica complessiva di un progetto "realizzare una città vivibile e risolvere l'esigenza occupazionale dei nostri ragazzi".

L’idea è quella di una società che trova nelle proprie risorse naturali e nella vocazione territoriale gli  elementi di forza per rilanciare Cultura e Occupazione giovanile. In primo luogo allora sarà necessario definire il ruolo strategico degli enti di Governo del territorio, atteso che non si registra nella nostra definizione economico sociale un tessuto produttivo e di ricerca tecnologica tale da individuare percorsi da sviluppare in autonomia di iniziativa. Il turismo è un fenomeno che poggia il suo successo su innumerevoli "gambe" tutte interconnesse tra loro e che devono essere sostenute in una logica complessiva di rete. Ciò significa che ogni intervento, pubblico o privato che sia, non può esimersi dall'essere coerente con una precisa strategia. La promozione, l'accoglienza, l'estensione territoriale , i servizi al turista, la circolazione e la facile fruizione delle informazioni (sopratutto su internet): punti d'interesse, iniziative, eventi, pacchetti di offerte comprensive di viaggio, la disposizione geografica e la facilità di accesso, le strutture ricettive, la valorizzazione delle peculiarità enogastronomiche, artigianali, artistiche ed archeologiche sono solo alcune delle variabili da tenere presenti. Il turismo può e deve essere il nostro "petrolio" ma il suo sviluppo deve essere frutto di una maggiore presa di coscienza da parte di tutti gli attori presenti sul territorio che devono iniziare a ragionare con una logica collaborativa ed integrata per poter competere su un mercato sempre più globale.

Ma, in un territorio a vocazione turistica la formazione per i futuri professionisti della ricettività è il punto cruciale di partenza: dall'alta formazione di manager, dirigenti, imprenditori che si occupino di ideare, riqualificare, rendere fruibili e soprattutto collegare mare, monti, artigianato locale e cucina tipica, per rendere appetibile la città (non intesa solo come centro storico) per l’intero arco dell'anno. Percorsi di formazione, quindi, che siano diretti anche agli operatori, cosiddetti di front office, camerieri, barman, hostess, artigiani, ecc. in modo serio e innovativo, investire su stage all'estero, finanziare e sostenere le idee, incoraggiare la progettualità. In questa attività, andrebbe sicuramente coinvolta l’Università Mediterranea.
Ecco che, a tutti noi di Dialogo Civile, sembra utile puntare sulle risorse di cui disponiamo a costo zero: mare (bellezza paesaggistica compresa) e cultura (bronzi, storia magno greca e tradizioni, comprese quelle culinarie). Il tutto per incentivare e sviluppare il turismo. Turismo come fine ultimo al quale tutta la gestione cittadina (esempio, il problema idrico va risolto perché senza acqua la città non può considerarsi città vivibile, ma anche perché senza acqua come ci presentiamo al turista) va indirizzata. Allora l’obiettivo è quello di realizzare, nell’arco massimo di due amministrature, una città vivibile, con servizi funzionanti, per renderla meta di turismo culturale.