domenica 25 agosto 2013

B come Bergamotto

Il bergamotto, che fino agli anni 70 ha rappresentato per la nostra economia locale un risorsa inestimabile, tanto da essere definito l’oro verde, ha vissuto, nella passata stagione, una esperienza di “commercializzazione” tutta nuova. Grazie, anche, agli sforzi del Consorzio, del presidente Pizzi e del direttore Crispo, si è promosso, tramite riviste e programmi televisivi di settore, il consumo del prodotto fresco, in forma di premuta, dato che recenti studi hanno provato che il bergamotto ha incredibili potenzialità benefiche contro il colesterolo, un nemico ostinato e difficile da sconfiggere.

La stagione dell’utilizzo in profumeria è purtroppo scemata, per lasciare il posto ad un impiego, nel settore, esclusivamente di nicchia. La speculazione dei produttori di essenza sintetica e la poca lungimiranza della legislazione europea sulla libera concorrenza (che ha ridotto notevolmente le funzioni del Consorzio, di fatto generando un oligopolio – ma il discorso sarebbe lungo, anche se è auspicabile si cominci ad affrontare in ogni sede e non solo per il bergamotto) hanno stroncato la potenza economica di questo prodotto. Allora ben venga l’uso del prodotto fresco, che potrebbe crescere esponenzialmente, favorendo la ripresa economica di una intera città (quanti di noi hanno potuto mantenere gli studi grazie al reddito garantito dalla raccolta del bergamotto!).

Il bergamotto allora deve tornare ad essere sia il simbolo, sia il prodotto della nostra città. Perché no, l’arredo verde della città deve essere prevalentemente impiantato a begamotto, andranno preservate le zone residue di coltivazione. Ma soprattutto andrà incentivata la somministrazione, nei bar e ristoranti, la, salutare, somministrazione delle relative premute.

Ma, soprattutto, andrà realizzato il progetto, già approvato e finanziato con i fondi del Decreto Reggio, della Scuola Internazionale di Profumeria. Certo bisognerà tenere conto che oggi quel progetto è obsoleto, ma bisogna comunque puntarci, magari riconvertendolo dall’originale Scuola ad un percorso didattico e museale, nel quale a partire dalle piante si arrivi al prodotto finale, con i diversi metodi storici e con le ultime innovazioni, percorso che potrebbe essere utilizzato, nei mesi invernali, dalle scolaresche, per far riscoprire ai nostri figli una parte della nostra identità culturale, e dalle poche industrie rimaste, quale visita guidata per i loro clienti. Nella bella stagione, invece, il sito dovrebbe costituire, assieme ad altre risorse quali i Bronzi e la cultura magno-greca, oltre che al mare, attrattiva per il turismo.

Questa è una idea. E’ l’idea di noi di Dialogo Civile, criticabile, modificabile, perfettibile. Ma una cosa è certa, vogliamo che la nostra città, punti ancora su questa risorsa.

sabato 24 agosto 2013

A come Acqua

Quello dell’acqua, a Reggio, è un problema atavico, mai risolto, ma che attualmente si presenta in tutta la sua drammaticità. Quello dell’acqua a Reggio è un problema di quantità, ma è anche un problema di qualità ed è anche un problema di prezzo. Ecco di questi tre aspetti mi piacerebbe dibattere alla ricerca di soluzioni, da proporre a chi si accinge a governare la nostra città, da ricomprendere in un dossier programmatico, nel quale raccoglieremo tutte le idee sui vari argomenti che affronteremo, da consegnare alle varie coalizioni, che parteciperanno alla competizione elettorale.

Quello della quantità è un problema sotto diversi aspetti. Dall’inizio della primavera e fino ad autunno inoltrato, in alcuni quartieri e/o zone della città manca l’acqua, addirittura, a volte, manca anche in pieno inverno. Eppure Reggio acquista e paga a Sorical quasi tre volte l’acqua che fattura ai cittadini, di conseguenza spende anche per la gestione tre volte in più di quanto fattura. Abbiamo sentito dire che c’è dispersione, ma adesso la rete idrica è stata rifatta con i fondi del Decreto Reggio. Abbiamo sentito dire che c’è furto d’acqua, ma quanti campi dovrebbero esserci in città e nelle frazioni per assorbire tre volte l’acqua che si consuma annualmente nelle famiglie, e poi tutte le volte che si sono messe in campo azioni di contrasto al fenomeno, sono stati scoperti pochi casi di furto d’acqua. La diga del Menta dovrebbe portare in città una enorme quantità di acqua, ma dove finirà? Allora che fare?

Quello della qualità è il secondo degli aspetti che ci affligge in tema di acqua in città. E’ salata, non è potabile. Il dissalatore ha costituito un lieve sollievo al problema, eppure il costo per la gestione è ingente. La soluzione, questa volta vera, dovrebbe consistere nell’acqua del Menta. Il Cipe ha stanziato le risorse per il completamento della diga e della traduzione dell’acqua a Reggio. Ma quando saranno completati i lavori? E soprattutto saranno completati?

Il terzo aspetto riguarda il prezzo. Abbiamo assistito ad una impennata del costo del servizio idrico. Ora a prescindere dalla legittimità della pretesa della copertura, oltre che del costo dell’acqua, del costo della depurazione, in una città nella quale anche i depuratori annaspano e soprattutto sono stati realizzati con fondi regionali e/o statali, si può pensare di far pagare al cittadino tutta l’acqua (ed i relativi costi di gestione) immessa in rete, anche se a lui ne arriva non più del 40%, solo ragioneristicamente parlando, ma chi affronterà politicamente la gestione dell’Ente deve dirci come intende risolvere la questione. Già la questione, che come vediamo sopra è alquanto complessa ed articolata, ma siamo stanchi di attendere.

Ho voluto affrontare sopra alcuni aspetti che ritengo cruciali, ma, ovviamente, non ho la pretesa di essere stato esaustivo e solutore, per cui invito quanti hanno le idee più chiare di me ad intervenire nel dibattito. Raccoglieremo idee e proposte, come detto sopra, da consegnare alla classe dirigente che verrà.


venerdì 23 agosto 2013

Quale Consiglio Comunale per Reggio

Nei giorni scorsi, mi sono trovato a commentare, per un mio cliente, una recente sentenza del Tar Campania, secondo la quale nella ipotesi di violazione del giusto procedimento, per la trasmissione ai Consiglieri comunali dello schema di bilancio di previsione avvenuta su supporto digitale in formato pdf, e carente di alcuni allegati, incompleta ed intempestiva trasmissione di detti atti, che secondo i ricorrenti, avrebbe inficiato l'esercizio dello jus ad officium, il Tar (sentenza 490/2013) non ravvisa una lesione del diritto suddetto.

A prescindere dalle considerazioni di ordine giuridico, in questa sede mi piace affrontare il tema della produttività dei Consigli comunali, spesso “attorcigliati” su rigidi formalismi, ai quali prestano la massima attenzione, soprattutto le opposizioni, senza, sostanzialmente, preoccuparsi del “loro ufficio”, che consiste nel potere di indirizzo e vigilanza, sull’esecutivo e sugli uffici, in nome e per conto della cittadinanza che rappresentano.

Piuttosto che raccogliere le esigenze della cittadinanza e rappresentarle, vigilando affinché i servizi e le attività “coordinate” dall’esecutivo e rese dagli uffici, siano prodotte nel modo più efficiente possibile, con la diligenza del buon padre di famiglia, spesso i Consiglieri si arroccano su posizioni autoreferenziali di “organizzazione e funzionamento del consiglio e delle commissioni”.

Penso allora al nuovo Consiglio che dovrà amministrare la nostra città ed auspico che dalle urne venga fuori una classe dirigente, composta da gente, di qualunque estrazione sociale, che voglia impegnarsi per il bene comune e che ponga al primo posto, dei propri obiettivi, la gestione efficiente, a prescindere da posizioni di maggioranza ovvero di opposizione.


Ma perché tutto questo sia possibile è necessaria una rivoluzione culturale. Il Consigliere deve in primo luogo comprendere il proprio ruolo che è prezioso per la funzionalità vera di un ente. Allora deve preparare e non improvvisare la candidatura, deve studiare, conoscere, informarsi, da subito. Deve conoscere e saper affrontare i problemi della città. Per questo auspico che il dibattito si accenda sui temi della gestione locale, ma che non si continui a focalizzare sul passato, bensì che si dibatta sui problemi, fornendo anche ipotesi di soluzione, da parte di chiunque, da parte di ogni cittadino.

Non importa come ci esprimeremo, purché nel rispetto della persona umana, senza scambiare queste pagine per un campo di battaglia personale e politica, ma importa che ci esprimiamo, che ognuno porti la sua idea ed il suo contributo: da sempre le soluzioni più grandi nascono dalle idee delle persone semplici.