sabato 24 agosto 2013

A come Acqua

Quello dell’acqua, a Reggio, è un problema atavico, mai risolto, ma che attualmente si presenta in tutta la sua drammaticità. Quello dell’acqua a Reggio è un problema di quantità, ma è anche un problema di qualità ed è anche un problema di prezzo. Ecco di questi tre aspetti mi piacerebbe dibattere alla ricerca di soluzioni, da proporre a chi si accinge a governare la nostra città, da ricomprendere in un dossier programmatico, nel quale raccoglieremo tutte le idee sui vari argomenti che affronteremo, da consegnare alle varie coalizioni, che parteciperanno alla competizione elettorale.

Quello della quantità è un problema sotto diversi aspetti. Dall’inizio della primavera e fino ad autunno inoltrato, in alcuni quartieri e/o zone della città manca l’acqua, addirittura, a volte, manca anche in pieno inverno. Eppure Reggio acquista e paga a Sorical quasi tre volte l’acqua che fattura ai cittadini, di conseguenza spende anche per la gestione tre volte in più di quanto fattura. Abbiamo sentito dire che c’è dispersione, ma adesso la rete idrica è stata rifatta con i fondi del Decreto Reggio. Abbiamo sentito dire che c’è furto d’acqua, ma quanti campi dovrebbero esserci in città e nelle frazioni per assorbire tre volte l’acqua che si consuma annualmente nelle famiglie, e poi tutte le volte che si sono messe in campo azioni di contrasto al fenomeno, sono stati scoperti pochi casi di furto d’acqua. La diga del Menta dovrebbe portare in città una enorme quantità di acqua, ma dove finirà? Allora che fare?

Quello della qualità è il secondo degli aspetti che ci affligge in tema di acqua in città. E’ salata, non è potabile. Il dissalatore ha costituito un lieve sollievo al problema, eppure il costo per la gestione è ingente. La soluzione, questa volta vera, dovrebbe consistere nell’acqua del Menta. Il Cipe ha stanziato le risorse per il completamento della diga e della traduzione dell’acqua a Reggio. Ma quando saranno completati i lavori? E soprattutto saranno completati?

Il terzo aspetto riguarda il prezzo. Abbiamo assistito ad una impennata del costo del servizio idrico. Ora a prescindere dalla legittimità della pretesa della copertura, oltre che del costo dell’acqua, del costo della depurazione, in una città nella quale anche i depuratori annaspano e soprattutto sono stati realizzati con fondi regionali e/o statali, si può pensare di far pagare al cittadino tutta l’acqua (ed i relativi costi di gestione) immessa in rete, anche se a lui ne arriva non più del 40%, solo ragioneristicamente parlando, ma chi affronterà politicamente la gestione dell’Ente deve dirci come intende risolvere la questione. Già la questione, che come vediamo sopra è alquanto complessa ed articolata, ma siamo stanchi di attendere.

Ho voluto affrontare sopra alcuni aspetti che ritengo cruciali, ma, ovviamente, non ho la pretesa di essere stato esaustivo e solutore, per cui invito quanti hanno le idee più chiare di me ad intervenire nel dibattito. Raccoglieremo idee e proposte, come detto sopra, da consegnare alla classe dirigente che verrà.


venerdì 23 agosto 2013

Quale Consiglio Comunale per Reggio

Nei giorni scorsi, mi sono trovato a commentare, per un mio cliente, una recente sentenza del Tar Campania, secondo la quale nella ipotesi di violazione del giusto procedimento, per la trasmissione ai Consiglieri comunali dello schema di bilancio di previsione avvenuta su supporto digitale in formato pdf, e carente di alcuni allegati, incompleta ed intempestiva trasmissione di detti atti, che secondo i ricorrenti, avrebbe inficiato l'esercizio dello jus ad officium, il Tar (sentenza 490/2013) non ravvisa una lesione del diritto suddetto.

A prescindere dalle considerazioni di ordine giuridico, in questa sede mi piace affrontare il tema della produttività dei Consigli comunali, spesso “attorcigliati” su rigidi formalismi, ai quali prestano la massima attenzione, soprattutto le opposizioni, senza, sostanzialmente, preoccuparsi del “loro ufficio”, che consiste nel potere di indirizzo e vigilanza, sull’esecutivo e sugli uffici, in nome e per conto della cittadinanza che rappresentano.

Piuttosto che raccogliere le esigenze della cittadinanza e rappresentarle, vigilando affinché i servizi e le attività “coordinate” dall’esecutivo e rese dagli uffici, siano prodotte nel modo più efficiente possibile, con la diligenza del buon padre di famiglia, spesso i Consiglieri si arroccano su posizioni autoreferenziali di “organizzazione e funzionamento del consiglio e delle commissioni”.

Penso allora al nuovo Consiglio che dovrà amministrare la nostra città ed auspico che dalle urne venga fuori una classe dirigente, composta da gente, di qualunque estrazione sociale, che voglia impegnarsi per il bene comune e che ponga al primo posto, dei propri obiettivi, la gestione efficiente, a prescindere da posizioni di maggioranza ovvero di opposizione.


Ma perché tutto questo sia possibile è necessaria una rivoluzione culturale. Il Consigliere deve in primo luogo comprendere il proprio ruolo che è prezioso per la funzionalità vera di un ente. Allora deve preparare e non improvvisare la candidatura, deve studiare, conoscere, informarsi, da subito. Deve conoscere e saper affrontare i problemi della città. Per questo auspico che il dibattito si accenda sui temi della gestione locale, ma che non si continui a focalizzare sul passato, bensì che si dibatta sui problemi, fornendo anche ipotesi di soluzione, da parte di chiunque, da parte di ogni cittadino.

Non importa come ci esprimeremo, purché nel rispetto della persona umana, senza scambiare queste pagine per un campo di battaglia personale e politica, ma importa che ci esprimiamo, che ognuno porti la sua idea ed il suo contributo: da sempre le soluzioni più grandi nascono dalle idee delle persone semplici.





martedì 20 agosto 2013

CUMBATTIMU LA VITA!

Ben ritrovati amici, ho passato qualche giorno di necessario relax a Gambarie ed ora mi appresto alla ripresa del nuovo anno (ho infatti sempre per esigenze professionali inteso l'anno come andante da settembre ad agosto). Ho avuto la fortuna di potermi rilassare, ma, tornando a casa, il pensiero é andato a quanti non hanno questa possibilità, come non la hanno, mai, avuta i miei genitori.
Ed é a loro ed a quanti non vivono sereni per mancanza di lavoro, salute o altro che voglio dedicare questa riflessione di speranza.
I nostri avi, quando si rincontravano alla domanda “come va?”, rispondevano “cumbattimu la vita”.
L'espressione , aveva un profondo significato di lotta, senza rassegnazione, per la vita.
Anche quando usavano l'espressione "calati juncu ca sciumara passa", non intendenvano rinunciare a lottare, bensì prendere atto del momento in cui bisognava attendere. Il tempo della attesa, piegati, ma pronti a scattare non appena la corrente avversa, che può spezzare, fosse finita.
Cumbattimu la vita, con le sue sciumare, con le sue avversità, e vinciamo quanto più possiamo contare sulla solidarietà, sulla condivisione, sulla unione.
In una poesia sul Natale, Nicola Giunta, raccontava dell'invito alla cena di Vigilia, del bambino del vicino, estrema sintesi del senso di solidarietà e di lotta comune che ci scorre nel sangue.
Eppure ai giorni nostri, in questa città, che tanto avrebbe bisogno di lottare, più che il senso della solidarietà, si vive un clima di contrapposizione, di diffamazione, di odio.
Non appartiene alla nostra cultura, alla nostra storia, ai nostri avi. Non ci scorre nel sangue, per questo ci provoca una sensazione di smarrimento e di dissociazione.
Ed allora ripeto l’espressione, quasi un augurio, cumbattimu la vita, tutti assieme, per le nostre famiglie, per la nostra città. Ci accompagni la Madre della Consolazione!