martedì 20 agosto 2013

CUMBATTIMU LA VITA!

Ben ritrovati amici, ho passato qualche giorno di necessario relax a Gambarie ed ora mi appresto alla ripresa del nuovo anno (ho infatti sempre per esigenze professionali inteso l'anno come andante da settembre ad agosto). Ho avuto la fortuna di potermi rilassare, ma, tornando a casa, il pensiero é andato a quanti non hanno questa possibilità, come non la hanno, mai, avuta i miei genitori.
Ed é a loro ed a quanti non vivono sereni per mancanza di lavoro, salute o altro che voglio dedicare questa riflessione di speranza.
I nostri avi, quando si rincontravano alla domanda “come va?”, rispondevano “cumbattimu la vita”.
L'espressione , aveva un profondo significato di lotta, senza rassegnazione, per la vita.
Anche quando usavano l'espressione "calati juncu ca sciumara passa", non intendenvano rinunciare a lottare, bensì prendere atto del momento in cui bisognava attendere. Il tempo della attesa, piegati, ma pronti a scattare non appena la corrente avversa, che può spezzare, fosse finita.
Cumbattimu la vita, con le sue sciumare, con le sue avversità, e vinciamo quanto più possiamo contare sulla solidarietà, sulla condivisione, sulla unione.
In una poesia sul Natale, Nicola Giunta, raccontava dell'invito alla cena di Vigilia, del bambino del vicino, estrema sintesi del senso di solidarietà e di lotta comune che ci scorre nel sangue.
Eppure ai giorni nostri, in questa città, che tanto avrebbe bisogno di lottare, più che il senso della solidarietà, si vive un clima di contrapposizione, di diffamazione, di odio.
Non appartiene alla nostra cultura, alla nostra storia, ai nostri avi. Non ci scorre nel sangue, per questo ci provoca una sensazione di smarrimento e di dissociazione.
Ed allora ripeto l’espressione, quasi un augurio, cumbattimu la vita, tutti assieme, per le nostre famiglie, per la nostra città. Ci accompagni la Madre della Consolazione!

sabato 10 agosto 2013

I comuni calabresi si organizzino per curare le entrate

Alfonso Naso, dalle pagine di Gazzetta del sud, ci ricorda che i comuni calabresi in dissesto, dal 1989 ad oggi, sono stati 189, mentre molti altri hanno fatto ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale sul finire del  2012 e molti altri ancora, aggiungo io, hanno fatto ricorso a detta procedura, nel primo semestre dell’anno in corso.
Situazione drammatica quindi, quella dei comuni calabresi. Situazione che , quasi sempre, scaturisce dalla mancata riscossione dei tributi locali e delle entrate proprie. Voci queste che, in passato, costituivano appena il 30 per cento delle entrate correnti del comune, mentre il restante 70 per cento era costituito dai trasferimenti dello Stato. Oggi questo rapporto è invertito, per cui cresce, fra gli addetti ai lavori, la preoccupazione: se in passato, quando le entrate proprie erano meno di un terzo, rispetto alle necessità, il numero dei comuni dissestati era così elevato, oggi che le entrate proprie sono più di due terzi, rispetto alle necessità, cosa accadrà? Accadrà che i nostri comuni non solo finiranno per ripetere dissesti su dissesti, ma ne pagheranno le conseguenze i cittadini, quelli onesti che hanno sempre pagato il dovuto, che vedranno crescere gli importi spaventosamente, tutti, che non potranno più godere neanche dei servizi minimi.
Cosa fare allora. Occorre che i comuni calabresi rovescino la piramide organizzativa, che vedeva al vertice i lavori pubblici, fonte di spesa visibile, per porre al vertice la gestione delle entrate, magari creando quell’ufficio delle entrate, da sempre auspicato e suggerito dagli esperti, che si preoccupi di accertare e poi curare la riscossione di tributi ed altre entrate (idrico, concessioni edilizie, canoni concessori, ecc.) che consentiranno la sana gestione e la erogazione di servizi degni di un paese civile.

mercoledì 7 agosto 2013

Sblocca pagamenti, burocrazia e ripresa economica


Il decreto sblocca pagamenti, grazie al quale i comuni immetteranno nel circuito di spesa ingenti quantità di danaro, ha come scopo ultimo quello di favorire la ripresa, grazie all’aumento dei consumi che la massa di liquidità, immancabilmente genererà. Fin qui il ragionamento degli economisti. Ma anche l’uomo della strada capisce che quel danaro, che sarà pagato alle imprese, finirà anche nelle tasche dei loro fornitori, compresi i dipendenti, in sofferenza indiretta anche loro. Allora qualcuno che per lungo tempo si era astenuto da una spesa, di investimento o voluttuaria che fosse, potrebbe adesso permettersela.
Sarebbe bello, ad esempio, che i beneficiari finali di questi pagamenti li investissero, magari per ristrutturare casa o ampliarla (grazie al piano casa) o magari potessero pagare la quota per acquistare, finalmente, la casa del patrimonio edilizio, da sempre occupata. Sarebbe bello, ma dubito che potrà accadere, soprattutto nella nostra città.
Infatti, nel nostro comune, due settori strategici, quali urbanistica e patrimonio edilizio, sono oberati di pratiche ed in spaventoso ritardo. Evidentemente trascurati anche dalla Commissione straordinaria.
Allora non vorrei sembrare noioso e ripetitivo, ma ribadisco il concetto che, forse, il primo e più urgente intervento, che la Amministrazione frutto delle prossime elezioni dovrà attuare sarà sulla organizzazione.
Un ente poco organizzato non produce nulla. Bene hanno fatto i Commissari  a ridurre il numero dei dirigenti, molti ricorderanno, soprattutto tra i miei collaboratori del Settore finanze, che era una delle mie idee. Ma la riduzione del numero dei dirigenti deve produrre quale naturale conseguenza la creazione delle posizioni organizzative, anche per sanare una anomalia tutta tipica dei grandi comuni meridionali. Molti dirigenti senza vice, non producono, ma pochi dirigenti senza vice, producono ancor di meno.