sabato 10 agosto 2013

I comuni calabresi si organizzino per curare le entrate

Alfonso Naso, dalle pagine di Gazzetta del sud, ci ricorda che i comuni calabresi in dissesto, dal 1989 ad oggi, sono stati 189, mentre molti altri hanno fatto ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale sul finire del  2012 e molti altri ancora, aggiungo io, hanno fatto ricorso a detta procedura, nel primo semestre dell’anno in corso.
Situazione drammatica quindi, quella dei comuni calabresi. Situazione che , quasi sempre, scaturisce dalla mancata riscossione dei tributi locali e delle entrate proprie. Voci queste che, in passato, costituivano appena il 30 per cento delle entrate correnti del comune, mentre il restante 70 per cento era costituito dai trasferimenti dello Stato. Oggi questo rapporto è invertito, per cui cresce, fra gli addetti ai lavori, la preoccupazione: se in passato, quando le entrate proprie erano meno di un terzo, rispetto alle necessità, il numero dei comuni dissestati era così elevato, oggi che le entrate proprie sono più di due terzi, rispetto alle necessità, cosa accadrà? Accadrà che i nostri comuni non solo finiranno per ripetere dissesti su dissesti, ma ne pagheranno le conseguenze i cittadini, quelli onesti che hanno sempre pagato il dovuto, che vedranno crescere gli importi spaventosamente, tutti, che non potranno più godere neanche dei servizi minimi.
Cosa fare allora. Occorre che i comuni calabresi rovescino la piramide organizzativa, che vedeva al vertice i lavori pubblici, fonte di spesa visibile, per porre al vertice la gestione delle entrate, magari creando quell’ufficio delle entrate, da sempre auspicato e suggerito dagli esperti, che si preoccupi di accertare e poi curare la riscossione di tributi ed altre entrate (idrico, concessioni edilizie, canoni concessori, ecc.) che consentiranno la sana gestione e la erogazione di servizi degni di un paese civile.

mercoledì 7 agosto 2013

Sblocca pagamenti, burocrazia e ripresa economica


Il decreto sblocca pagamenti, grazie al quale i comuni immetteranno nel circuito di spesa ingenti quantità di danaro, ha come scopo ultimo quello di favorire la ripresa, grazie all’aumento dei consumi che la massa di liquidità, immancabilmente genererà. Fin qui il ragionamento degli economisti. Ma anche l’uomo della strada capisce che quel danaro, che sarà pagato alle imprese, finirà anche nelle tasche dei loro fornitori, compresi i dipendenti, in sofferenza indiretta anche loro. Allora qualcuno che per lungo tempo si era astenuto da una spesa, di investimento o voluttuaria che fosse, potrebbe adesso permettersela.
Sarebbe bello, ad esempio, che i beneficiari finali di questi pagamenti li investissero, magari per ristrutturare casa o ampliarla (grazie al piano casa) o magari potessero pagare la quota per acquistare, finalmente, la casa del patrimonio edilizio, da sempre occupata. Sarebbe bello, ma dubito che potrà accadere, soprattutto nella nostra città.
Infatti, nel nostro comune, due settori strategici, quali urbanistica e patrimonio edilizio, sono oberati di pratiche ed in spaventoso ritardo. Evidentemente trascurati anche dalla Commissione straordinaria.
Allora non vorrei sembrare noioso e ripetitivo, ma ribadisco il concetto che, forse, il primo e più urgente intervento, che la Amministrazione frutto delle prossime elezioni dovrà attuare sarà sulla organizzazione.
Un ente poco organizzato non produce nulla. Bene hanno fatto i Commissari  a ridurre il numero dei dirigenti, molti ricorderanno, soprattutto tra i miei collaboratori del Settore finanze, che era una delle mie idee. Ma la riduzione del numero dei dirigenti deve produrre quale naturale conseguenza la creazione delle posizioni organizzative, anche per sanare una anomalia tutta tipica dei grandi comuni meridionali. Molti dirigenti senza vice, non producono, ma pochi dirigenti senza vice, producono ancor di meno.


lunedì 5 agosto 2013

La collaborazione con l’Agenzia delle entrate una delle soluzioni per abbassare i tributi locali

I comuni che hanno collaborato al contrasto all’evasione fiscale e contributiva, beneficiano di un contributo, che per l’anno 2012 è stato disposto con  d.m. 58677 del 19 luglio 2013. L’acconto disposto con il citato d.m. e' pari al 98,52%, del dovuto. Il pagamento e’ stato effettuato in acconto in quanto in sede di predisposizione delle previsioni di bilancio per l’esercizio finanziario 2013 il Ministero dell’economia e delle finanze ha previsto uno stanziamento sull'apposito capitolo di spesa che e' risultato essere leggermente inferiore a quello necessario all'erogazione per intero del contributo complessivo assegnato agli enti beneficiari. Nel corso dell’esercizio finanziario 2014 il Ministero renderà' disponibili le risorse necessarie all'erogazione del relativo saldo.
Sul sole 24 ore del 30 luglio scorso, in un apposito articolo, si disegna la geografia della collaborazione con la Agenzia delle entrate, al sud, salvo l’eccezione di Reggio Calabria, con 810 segnalazioni nel 2012, le cose non si muovono molto. A Reggio il merito è tutto della Sati, infatti sul finire del 2011 avviammo la collaborazione con l’Agenzia, affidando il compito operativo, fra lo scetticismo e la scarsa collaborazione degli altri settori, alla Sati. Difficoltà enormi, dati ed aiuto offerto solo dalla Reges, eppure si sono raggiungi obiettivi vicini a quelli dei grossi comuni del Nord, come evidenziato dallo stesso articolo del sole 24 ore sopra citato.
Se confrontato con il modello di riferimento dell’Emilia Romagna e comparando i Comuni con un numero di abitanti simile al Comune di Reggio Calabria, il confronto è impressionante: il Comune di Modena (185.694 abitanti) ha eseguito – nel triennio 2009/2011 –255 segnalazioni qualificate; il Comune di Reggio Emilia (172.317 abitanti) ha eseguito – sempre nel triennio – 432 segnalazioni qualificate e il Comune di Ravenna (159.754 abitanti) ha eseguito – sempre nel medesimo periodo – 653 segnalazioni.
Il Comune di Reggio Calabria (186.619 abitanti) ha trasmesso nel solo anno 2012, tramite la S.AT.I., 810 segnalazioni qualificate. Un numero molto più alto dei Comuni emiliano-romagnoli, quali benchmark di riferimento per l’attuazione del protocollo nazionale, che hanno realizzato la loro attività in un triennio.
Inoltre l’insediamento del nuovo comandante della Polizia Municipale consentirà, sicuramente, l’avvio della, indispensabile, collaborazione tra quel settore e la Sati, il che potrebbe far crescere esponenzialmente i risultati.

La collaborazione con l’Agenzia non solo offre disponibilità immediata agli enti locali, in quanto tutto il maggiore accertato per un triennio è riversato a questi ultimi, ma l’incrocio dei dati tra anagrafe comunale, banche dati tributarie comunali e anagrafe tributaria potrà consentire l’allargamento della base imponibile anche per i tributi locali. Recuperando a tassazione vaste aree di basi imponibili ed evitando, come peraltro io stesso allarmavo da queste pagine per la tares, che a pagare i tributi locali siano sempre i soliti noti e non tutti i fruitori dei servizi e consentendo, inoltre, l’abbassamento della pressione tributaria locale sui singoli.
Allora è quanto mai auspicabile che tutti i comuni di Calabria si apprestino nel più breve tempo possibile ad attivare i protocolli di collaborazione sia con l’Agenzia delle Entrate, sia con la Guardia di finanza, il comune di Reggio, dal canto suo, e la Sati, che hanno fatto da apripista, si dovranno impegnare, quanto meno nell’ambito della costituenda area metropolitana, a mettere a disposizione il “prezioso” know-how acquisito