lunedì 5 agosto 2013

La collaborazione con l’Agenzia delle entrate una delle soluzioni per abbassare i tributi locali

I comuni che hanno collaborato al contrasto all’evasione fiscale e contributiva, beneficiano di un contributo, che per l’anno 2012 è stato disposto con  d.m. 58677 del 19 luglio 2013. L’acconto disposto con il citato d.m. e' pari al 98,52%, del dovuto. Il pagamento e’ stato effettuato in acconto in quanto in sede di predisposizione delle previsioni di bilancio per l’esercizio finanziario 2013 il Ministero dell’economia e delle finanze ha previsto uno stanziamento sull'apposito capitolo di spesa che e' risultato essere leggermente inferiore a quello necessario all'erogazione per intero del contributo complessivo assegnato agli enti beneficiari. Nel corso dell’esercizio finanziario 2014 il Ministero renderà' disponibili le risorse necessarie all'erogazione del relativo saldo.
Sul sole 24 ore del 30 luglio scorso, in un apposito articolo, si disegna la geografia della collaborazione con la Agenzia delle entrate, al sud, salvo l’eccezione di Reggio Calabria, con 810 segnalazioni nel 2012, le cose non si muovono molto. A Reggio il merito è tutto della Sati, infatti sul finire del 2011 avviammo la collaborazione con l’Agenzia, affidando il compito operativo, fra lo scetticismo e la scarsa collaborazione degli altri settori, alla Sati. Difficoltà enormi, dati ed aiuto offerto solo dalla Reges, eppure si sono raggiungi obiettivi vicini a quelli dei grossi comuni del Nord, come evidenziato dallo stesso articolo del sole 24 ore sopra citato.
Se confrontato con il modello di riferimento dell’Emilia Romagna e comparando i Comuni con un numero di abitanti simile al Comune di Reggio Calabria, il confronto è impressionante: il Comune di Modena (185.694 abitanti) ha eseguito – nel triennio 2009/2011 –255 segnalazioni qualificate; il Comune di Reggio Emilia (172.317 abitanti) ha eseguito – sempre nel triennio – 432 segnalazioni qualificate e il Comune di Ravenna (159.754 abitanti) ha eseguito – sempre nel medesimo periodo – 653 segnalazioni.
Il Comune di Reggio Calabria (186.619 abitanti) ha trasmesso nel solo anno 2012, tramite la S.AT.I., 810 segnalazioni qualificate. Un numero molto più alto dei Comuni emiliano-romagnoli, quali benchmark di riferimento per l’attuazione del protocollo nazionale, che hanno realizzato la loro attività in un triennio.
Inoltre l’insediamento del nuovo comandante della Polizia Municipale consentirà, sicuramente, l’avvio della, indispensabile, collaborazione tra quel settore e la Sati, il che potrebbe far crescere esponenzialmente i risultati.

La collaborazione con l’Agenzia non solo offre disponibilità immediata agli enti locali, in quanto tutto il maggiore accertato per un triennio è riversato a questi ultimi, ma l’incrocio dei dati tra anagrafe comunale, banche dati tributarie comunali e anagrafe tributaria potrà consentire l’allargamento della base imponibile anche per i tributi locali. Recuperando a tassazione vaste aree di basi imponibili ed evitando, come peraltro io stesso allarmavo da queste pagine per la tares, che a pagare i tributi locali siano sempre i soliti noti e non tutti i fruitori dei servizi e consentendo, inoltre, l’abbassamento della pressione tributaria locale sui singoli.
Allora è quanto mai auspicabile che tutti i comuni di Calabria si apprestino nel più breve tempo possibile ad attivare i protocolli di collaborazione sia con l’Agenzia delle Entrate, sia con la Guardia di finanza, il comune di Reggio, dal canto suo, e la Sati, che hanno fatto da apripista, si dovranno impegnare, quanto meno nell’ambito della costituenda area metropolitana, a mettere a disposizione il “prezioso” know-how acquisito



domenica 4 agosto 2013

RITORNARE ALLA PROGETTUALITA’ PER REGGIO

Il dibattito, non ancora serrato, serpeggia al momento tra gli addetti ai lavori. Si punta alla individuazione dei candidati sindaco per la prossima campagna elettorale, che immancabilmente, anche in conseguenza della decisione che il Tar depositerà sul ricorso per lo scioglimento, entro settembre dovrà partire, in un modo o nell’altro.
Ma ancora una volta, della città, del cittadino, dei loro problemi, sembra importare poco a molti. Si continua a puntare, quale tema per la campagna, sulla situazione finanziaria del comune, sulle colpe e sulle responsabilità: esogene alla amministrazione, secondo  gli uni, endogene, secondo gli altri.
Personalmente ritengo invece, che sia giunta l’ora di sapere, dai diversi schieramenti, come, con quali uomini e con quali mezzi, intendono affrontare la sfida per riportare la nostra città, al ruolo che merita.
Ruolo che non è fatto solo di bilancio e di liquidità di cassa, certo detto da me sembra strano. Ma ritengo che il piano di riequilibrio sarà sicuramente approvato e da lì si intraprenderà un percorso di risanamento sicuramente fruttuoso. Ma ritengo assolutamente indispensabile riprendere a parlare di tutto il resto, oltre che del bilancio.
Allora mi vengono in mente alcuni grandi problemi, che, malgrado l’impegno della Terna rimangono irrisolti e che invece meritano soluzione, se veramente vogliamo vivere in una città civile.
Occorre in primo luogo tornare a puntare sulla naturale vocazione turistica della nostra città, a partire da quel connubio inscindibile, mare cultura, che può fare la differenza. Ma per poter, veramente, pensare allo sviluppo turistico, occorre pensare alla riorganizzazione dei servizi essenziali, quali quello idrico (la diga del Menta?), quello dello smaltimento dei rifiuti, in primo luogo. Ma anche la riqualificazione urbanistica della città non può attendere e questa passa anche dalla dismissione o valorizzazione del patrimonio edilizio.
Ecco alcuni temi che mi vengono in mente, rispetto ai quali vorrei sentire quali i programmi dei diversi schieramenti, poi parliamo delle persone che devono portarli avanti. Sembra retorico (in politica) ma, ancora una volta, partire dalle persone piuttosto che dai progetti allontanerà ancor di più la gente dal voto.
Sui potenti  social network, almeno perché consentono a tutti di dire la nostra, anche a quelli che non avrebbero altra possibilità per esprimere le loro idee, allora incominciamo a parlare di progetti di idee, smettendola, almeno quelli che una idea di città futura l’abbiamo, di utilizzarli quale mezzo di sfogo dei nostri insuccessi e/o delle nostre incapacità.

giovedì 25 luglio 2013

Scioglimento per infiltrazione una proposta

In città si anima il dibattito sulla norma che prevede lo scioglimento delle Amministrazioni locali, per il pericolo di infiltrazione mafiosa. Emergono da più ambiti proposte di abrogazione e/o di modifica della attuale normativa, che lede il principio di rappresentanza democratica delle comunità  amministrate. Anche io sento il dovere di offrire il mio contributo, da cittadino, interessato alla amministrazione democratica degli enti locali calabresi, da esperto nella gestione finanziaria di questa tipologia di enti.

Lo scioglimento dei comuni, ai sensi della normativa suddetta, è sempre avvenuto a causa della “disorganizzazione” degli enti e delle “inadempienze”, riferite a tutte quelle misure che una amministrazione deve porre in essere, al fine di arginare la (anche solo teorica) possibilità di contaminazione mafiosa dell’ente. Ma la responsabilità di detta “disorganizzazione” e di dette “inadempienze”, che la legislazione fa ricadere sugli amministratori, stranamente, non appartengono alle loro sfere di competenze. Infatti l’attuale assetto gestionale degli enti vede una “sostanziale” separazione tra la sfera della programmazione e dell’indirizzo e quella della attuazione concreta della stessa. Il potere di indirizzo sta alla politica, mentre il potere di gestione sta alla “burocrazia”.

Oggi alcune norme, se attuate, costituirebbero un sicuro argine al pericolo di infiltrazione. Molte di queste norme -  alcune già entrate in vigore, sia pure in parte, come il codice antimafia (tracciabilità dei pagamenti, certificazioni, libro bianco imprese, ecc), altre che stanno vedendo attuazione in questo anno, come la riforma del sistema dei controlli interni, la prevenzione della corruzione, la trasparenza e la integrità della amministrazione – però finiranno per essere, ancora una volta, lettera morta. In questo caso gli scioglimenti delle Amministrazioni, a mio avviso, non solo sono giustificati, ma addirittura da auspicare.

Mi chiedo però, in questi casi, chi sia da sciogliere e mandare a casa? L’amministratore, al quale compete di scegliere fra alternative possibili e di fornire indirizzi per la gestione, senza avere poi alcun vero potere sanzionatorio nei confronti di quei dipendenti che non si sono attivati? Oppure chi quelle norme e quegli indirizzi non ha attuato?
Che l’attuale norma non serva lo dimostra il fatto stesso parecchi enti sono stati sciolti più volte, come se ci fosse una continuità nel pericolo di infiltrazione e senza che il commissariamento abbia eliminato detto pericolo. Ma gli amministratori non c’erano, come mai la continuità?

Allora, a mio avviso, la norma non va abrogata. Va modificata. Prevedendo, in primo luogo, la “cessazione forzosa” di quegli amministratori che si siano, in qualche modo dimostrati contigui, ma demandando la decisione ad un organo giurisdizionale terzo, confermando la carica invece per gli amministratori incolpevoli, ai quali fornire lo stesso supporto “tecnico”, di cui si avvalgono oggi le Commissioni straordinarie.